The Fast Blind Rider – Enrico Sulli
Carattere di ferro e la convinzione assoluta che con la volontà e l’applicazione tutto, o quasi, è possibile: persino andare tranquillamente in windsurf pur essendo totalmente cieco.
A dimostrarlo è Enrico Sulli fresco 49enne – è nato a Roma il 15 luglio 1972 – che da Ronciglione in provincia di Viterbo è partito alla conquista del mondo. “Vogliamo dimostrare – rivendica – che è possibile anche per un non vedente governare, e bene, una tavola a vela. L’obiettivo? Far diventare il windsurf disciplina paralimpica”. Ad aiutarlo in questa avventura Francesco Favettini, presidente dell’associazione “Action 4 Amputees (A4A)” che propone il cosiddetto “adaptive windsurf” per chi ha disabilità e promotore del progetto “Corri sull’acqua… Windsurf 4 Amputees!”, che lo ha aiutato a ricominciare dopo un momento particolarmente difficile. Con loro anche Matteo Fanchini, anche lui non vedente e sportivo eclettico.
Ma andiamo per gradi. “Sono cresciuto nel Circolo velico Sans Souci sul lago di Vico, gestito da mio zio Alberto che ha fatto tantissime gare negli anni ’70 e ’80 e che oggi, 74enne in formissima, esce ancora tranquillamente sulla tavola”. Mentre i suoi coetanei danno un calcio al pallone lui, a 10 anni, inizia ad andare in windsurf e poi in barca a vela, nelle varie categorie. “Senza mai fare regate perché è quello che mi ha insegnato mio padre, purtroppo scomparso da poco, che ha sempre detto che lo sport è bello quando resta un piacere”.
All’età di 6 anni scoprono che vede pochissimo. “L’inizio della mia vita l’ho trascorso in un mondo appannato poi, finalmente, in prima elementare con gli occhiali ho scoperto e visto quello che mi circondava”. Ma la malattia è comunque in agguato e lo colpisce quando ha 33 anni, nel 2005. Si chiama glaucoma e, progressivamente, lo costringe a scendere dalla tavola.
“Nel 2008 mentre ero in mare in Sardegna ho colpito una persona. Ecco quella è stata l’unica volta che la malattia mi ha fatto piangere, di rabbia e disperazione”.
Alla vigilia della diagnosi aveva aperto una ditta di impianti elettrici e, da semplice appassionato, si cimentava tranquillamente con i migliori “windsurfer”. Poi il calvario di sette interventi e, nel 2016, il responso definitivo: la cecità è assoluta e irreversibile.
Due anni fa l’incontro con Francesco Favettini e quello con Matteo Fanchini. Dopo un’esperienza non positiva è proprio Fanchini, in pochi giorni, a farlo tornare in mare. “Lì ho capito che potevo ricominciare”.
Determinante l’aiuto di Elena, “la mia compagna, ipovedente, prima donna non vedente a lavorare in un carcere come fisioterapista e presidente dell’ Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti di Viterbo”. A settembre 2019 la tecnologia gli permette di coronare il suo sogno. “Mi sono inventato un sistema con smartphone e auricolari stagni sulla tavola per essere pilotato dalla spiaggia. Sono uscito e tornato a riva da solo e Francesco è scoppiato a piangere dalla gioia. Il video che abbiamo girato quel giorno in poco tempo ha ottenuto 12mila visualizzazioni”. L’interesse per questo “matto” che sfida il destino cresce con le interviste – la rivista “World Windsurf” nel marzo dell’anno scorso gli dedica tre pagine – inviti e sponsor che gli permettono di affrontare i costi. “Ringrazio Andrea Cucchi della Point Seven che mi ha fornito le vele e Marco Baratella con la Kingii che ha ideato un salvagente rivoluzionario”.
Ecco, allora, che torniamo al sogno iniziale: far diventare il windsurf specialità paralimpica. “Io e Matteo Fanchini ci crediamo tantissimo e penso che con il metodo e la costanza nella vita si può affrontare qualsiasi cosa. Nella primavera del 2022, in Francia, sarò il primo cieco a cimentarsi in una prova di windsurf. Nel frattempo la mia attività è quella di dare questa consapevolezza anche ad altri che, come me, devono fare i conti con queste limitazioni. Per questo ho adattato il Circolo vela Vico alla disabilità visiva e cerco di imparare e migliorare da tutti coloro che lo frequentano e mi danno le loro idee”.
Il saldo della cecità, per Enrico, è comunque positivo. “La cosa più dura è non vedere il viso dei miei figli che crescono. Ma mi sono reso conto che in questo mondo si può uscire fuori dalla costante offerta di prodotti ed esperienze tutta basata sulle immagini, sviluppando gli altri sensi e nuove sensibilità. Confesso che se qualcuno mi dicesse di essere in grado di restituirmi la vista io ci penserei un attimo. Sono un uomo felice perché dalla vita prendo quello che mi dà”. Anche adesso, a pochi mesi dalla scomparsa del padre Francesco, è lui a guidarlo. “Ha affrontato malattie e sofferenze fisiche sempre con una forza eccezionale e se ne è andato sereno tra le mie braccia. L’insegnamento più grande”.
Tra pochi giorni Enrico Sulli intraprenderà una nuova impresa: l’attraversamento delle Bocche di Bonifacio!
In bocca al lupo!
Intervista di :
Gaetano Foggetti