La riorganizzazione dei servizi nel Lazio, il Sant’Alessio tra emergenza e ripartenza
Claudio Cola, presidente dell’Uici Lazio, racconta come lo storico istituto ha gestito la fase dell’emergenza ha riorganizzato i servizi per le persone con disabilità visiva. Una macchina complessa, quella del Sant’Alessio che, se è vero che nulla tornerà come prima della pandemia, dovrà scommettere su una nuova stagione che sappia integrare le indispensabili attività in presenza con la sfida per la digitalizzazione, per offrire servizi avanzati e allargare la platea dei beneficiari.
L’annuncio del lockdown, improvviso, è arrivato come una freccia dritta al bersaglio quel pomeriggio del 9 marzo. Chiudere tutto, per non mettere a rischio la salute pubblica. Uno shock per le persone con disabilità visiva e per le famiglie, che nel Lazio hanno sempre fatto affidamento sul Sant’Alessio. Non è stato facile riorganizzare una macchina così complessa come quella del Centro regionale. Un ente che può contare su circa 500 lavoratori, che offre servizi a 2000 utenti nel Lazio e in tutto il centro-sud, che realizza attività di ottimo livello nei settori della riabilitazione, educazione, formazione, che nella sua sede centrale offre residenza agli anziani con disabilità visiva.
Le capacità di adattamento e di flessibilità, maturate in 150 anni di attività, nell’attuale situazione di emergenza sanitaria sono state messe alla prova come mai prima. Il management del Centro ha lodevolmente riorganizzato tutti i servizi a tempo di record: la teleriabilitazione; la tiflodidattica a distanza; i servizi educativi realizzati in collegamento telematico; come pure si svolgono online le attività formative come il corso per centralinista telefonico non vedente e quello per preparare più di 500 educatrici dei nidi del Lazio ad accogliere i bimbi disabili visivi una volta che saremo usciti dall’emergenza.
Una sfida incredibile – quella telematica – che il Sant’Alessio ha accolto, insieme a tutti i suoi lavoratori, per non lasciare indietro i bambini disabili visivi – a partire da quelli di pochi mesi d’età, gli studenti, i giovani e gli adulti con gravi disabilità aggiuntive, le famiglie – soprattutto le mamme, così gravate dal carico dell’emergenza, chi opera a contatto con la disabilità visiva.
Accanto all’altra sfida, quella della sicurezza per realizzare i servizi in presenza, per l’assistenza agli anziani e agli adulti residenti, per i giovanissimi in regime riabilitativo residenziale. Con l’attenzione più meticolosa per il rispetto delle regole di distanziamento interpersonale, dell’uso dei dispositivi di protezione, della pulizia degli ambienti.
Si è fatto molto, davvero. E senza mai un cedimento, in una situazione gravissima per tutte le persone con disabilità visiva, particolarmente esposte al rischio sanitario e così colpite dall’assenza del contatto interpersonale, costrette a dover gestire l’isolamento sociale.
Il Sant’Alessio in questi giorni si appresta ad affrontare una nuova sfida: sta mettendo a punto la Fase2, quella della ripartenza graduale e limitata a gruppi di persone particolarmente fragili. Diversamente non sarebbe possibile fare e nemmeno consentito dalle autorità regionali sanitarie.
Progressivamente, se tutto andrà bene, si allargheranno le maglie e sarà possibile la ripresa delle attività in presenza ma, facendo tesoro delle nuove skills acquisite in questo periodo.
La teleriabilitazione, ad esempio, potrà essere utile, per erogare servizi a chi risiede al centro-sud e che è impossibilitato a recarsi a Roma. Anche l’erogazione a distanza di servizi di orientamento e mobilità, così come alcuni servizi educativi, come la tifloinformatica, almeno in una fase avanzata, potranno tornare utili per allargare la platea dei beneficiari.
Come pure il digitale è indispensabile per mettere a regime e condividere l’esperienza per migliore i protocolli di intervento. Il Sant’Alessio in questi mesi ha rilanciato la piattaforma digitale Pro.Mo., la più grande esperienza di ricerca e studio che permette di programmare e monitorare l’integrazione tra i servizi educativi, riabilitativi e scolastici di 800 utenti del Centro.
E poi ci sono le attività formative, con la piattaforma www.formazionesantalessio.it dove si svolgono online corsi diversi, dal già citato corso per le educatrici dei nidi a quello specifico per il personale sanitario del Centro, per ridurre i rischi da Covid19, e che sarà indispensabile nella fase di transizione e poi anche nella ripresa, per offrire servizi ad un numero crescente di persone.
Insomma, se al centro della comune esperienza dell’Uici e del Sant’Alessio restano i protocolli in presenza, non si può e non si deve negare che la tecnologia, come si sta sperimentando in questo periodo, può rappresentare una nuova frontiera per offrire più servizi. Impensabile rinunciarvi al termine dell’emergenza.